L’obiettivo principale del pignoramento è quello di individuare e conservare i crediti o i diritti del debitore da sottoporre a una successiva esecuzione, evitando la dispersione di tali attività.
Con il pignoramento, ogni atto compiuto dal debitore sul patrimonio oggetto di pignoramento (sia esso mobiliare od immobiliare), oltre a non essere efficace nei confronti del creditore, costituisce anche un reato.
Esistono dei limiti al pignoramento?
La legge pone dei limiti per proteggere il diritto del debitore a mantenere un tenore di vita che garantisca almeno la sussistenza.
Questi limiti variano al mutare del bene pignorato (come stipendio, pensione o conto corrente), dell’importo dell’assegno sociale come pure alla natura del creditore procedente (privato o Agenzia delle Entrate).
Il minimo vitale, misurato nel doppio dell’assegno sociale, nel 2024, ammonta ad € 1.068,82 (€ 534,41).
Quali sono i limiti al pignoramento della pensione?
Se il pignoramento della pensione avviene alla fonte, ossia presso l’INPS, il limite al pignoramento è stato fissato ad € 1.000,00 che rappresenta il “minimo vitale”.
Per le pensioni già accreditate sul conto corrente, invece, il pignoramento può avvenire solo per l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale pari ad € 1.603,23.
Ciò significa che se sul conto sono presenti ad esempio 2.000,00 €, l’importo pignorabile massimo sarà pari ad € 396,77.
E per lo stipendio?
Per il pignoramento dello stipendio sono invece applicabili regole similari, seppur differenti sotto alcuni aspetti.
Un quinto dello stipendio netto può essere pignorato direttamente presso il datore di lavoro, mentre, ove promosso sul conto corrente il pignoramento può avvenire solo per l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale come per la pensione.
Anche in questo caso sono stati stabiliti dei rigidi confini in modo da poter garantire al lavoratore ed al suo nucleo familiare almeno importi sufficienti per la sussistenza sua e della famiglia.